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Ultima occasione per vedere la “cometa del diavolo”: ecco quando e dove

cometa del diavolo 12p pons brooks

Se avete sempre sognato di vedere una cometa nel cielo notturno, è arrivato il momento perfetto per farlo. La “cometa del diavolo”, nota anche come 12P/Pons-Brooks, sta per raggiungere il suo massimo splendore, offrendo un’ultima occasione per vedere uno spettacolo celeste unico nel suo genere. Affrettatevi però, perché non durerà a lungo.

Arrivando sulla scia di comete come la “cometa verde” del 2022 (cometa 2022 E3 ZTF) e la famosa NEOWISE del 2020, la Pons-Brooks è stata definita da alcuni come la “cometa del decennio”. Si sperava che potesse essere vista durante la recente eclissi solare totale, ma nonostante non abbia raggiunto quella visibilità, rimane comunque uno spettacolo meraviglioso da osservare.

La “cometa del diavolo”

Conosciuta anche come la “cometa del diavolo“, questo corpo celeste ha guadagnato il suo soprannome a causa di un’imprevedibile esplosione di luminosità avvenuta nel luglio 2023. In quel momento, il nucleo della cometa si è improvvisamente illuminato, mentre l’alone di materiale attorno ad esso si è espanso, creando una strana forma “cornuta” nel cielo. Questo evento eccezionale ha catturato l’immaginazione di molti e ora offre una nuova occasione per chiunque voglia vedere la cometa Pons-Brooks.

Come vedere la cometa 12P/Pons-Brooks

La cometa è attualmente visibile subito dopo il tramonto a Sud/Ovest, ma il tempo stringe poiché si sta allontanando dal cielo settentrionale. Il suo perielio, il punto più vicino al Sole, sarà questo fine settimana, il che significa che sarà al suo massimo splendore.

Come vedere quindi la cometa nel vasto cielo notturno? Non è un compito facile, ma con un po’ di pazienza e l’attrezzatura giusta è possibile. Ecco cosa sapere.

Quando e dove cercare la cometa

La cometa Pons-Brooks è visibile al meglio circa 30 minuti dopo il tramonto, guardando verso Sud/Ovest. Cercate Giove, che sarà luminoso e facilmente individuabile nel cielo. Una volta individuato Giove, guardate sopra di esso per trovare la costellazione dell’Ariete. La gigantesca forma a V del Toro, proprio sopra l’Ariete, agisce come una freccia che indica la posizione approssimativa della cometa.

Cosa serve

Per osservare la cometa Pons-Brooks, avrete bisogno di un cielo limpido e di un binocolo. Anche se la cometa non è visibile ad occhio nudo, con un binocolo avrete una visione nitida e chiara. Assicuratevi di essere in un luogo con poca inquinamento luminoso e con vista senza ostacoli verso Ovest.

Ultima occasione

La cometa del diavolo offre un’ultima occasione per essere vista nel cielo notturno. Approfittate di questo spettacolo celeste unico, armatevi di pazienza e binocolo, e preparatevi a essere affascinati dalla bellezza del cosmo. Non perdete l’opportunità di vedere la cometa Pons-Brooks prima che sia troppo tardi!

VIRGO

Entrare nel territorio in cui è stato costruito l’interferometro Virgo sul sito dellOsservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) equivale a lasciare tutto il mondo all’esterno, dove in quel momento impazzava il carnevale, e immergersi in un altro, fatto di teorie svelate, di scoperte inseguite per molti anni, di immensa soddisfazione e tanto lavoro e impegno.

E’ in questo luogo che il 14 agosto del 2017 arrivò l’alert che riferiva dell’avvenuta osservazione per la prima volta un'onda gravitazionale (denominata GW170814) proveniente dalla fusione di due buchi neri aventi 31 e 25 masse solari. Questo evento è stato il primo osservato contemporaneamente dai tre rilevatori Virgo, LIGO Hanford e LIGO Livingston: ciò ha permesso una triangolazione molto più precisa rispetto all'evento del 14 settembre 2015 avvenuta nei soli interferometri americani.

Fu così che l’esistenza delle onde gravitazionali ipotizzata da Einstein con la teoria della relatività, venne confermata e convalidata con estrema soddisfazione da parte del mondo della fisica.

Ci sono voluti ben 100 anni per dimostrare la teoria di Einstein, ma alla fine, la sua asserzione “gli oggetti curvano lo spazio e lo spazio curvo devia gli oggetti”, ha avuto riscontro. Le oscillazioni causate da determinati eventi nel cosmo, come ad esempio la collisione di due buchi neri deformano la struttura dello spazio/tempo per un istante per poi tornare come era prima, questa deformazione si propaga e arriva fino alla Terra.

E per chi si dovesse chiedere lo scopo di tutto questo, ovvero perché, cercare di rilevarle sia importante, questo è spiegato nello studio che è possibile eseguire sugli oggetti che le hanno prodotte, per ora buchi neri e stelle di neutroni, si spera in futuro di riuscire a saperne maggiormente su pulsar e supernova inoltre, grazie a questa scoperta viene garantita la possibilità di  sviluppare  tecnologie all’avanguardia nel settore e infine, ma non ultimo, si dà finalmente voce concreta all’aura di Einstein che aleggia in questo luogo con la sua teoria.

Ci sentiamo di ringraziare immensamente il Gruppo Astrofili di Rovereto capeggiato dall’amico Nicola Marconi che ci ha offerto la possibilità di unirci a loro in questo viaggio di inestimabile valore.

 

kc

17/02/2024

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Oggi il lander lunare Peregrine si schianterà sulla Terra, a bordo anche resti umani

L'odissea del veicolo di Astrobotic sta per giungere al termine, ecco dove avverrà l'ingresso in atmosfera.

Il lungo viaggio di Peregrine sta per giungere al termine, con il rientro sul suo pianeta d’origine. Il lander lunare privato probabilmente entrerà nell’atmosfera terrestre sopra il Sud dell’Oceano Pacifico oggi, 18 gennaio, intorno alle 22 ora italiana, secondo il costruttore. “Astrobotic ha posizionato il veicolo Peregrine per un rientro sicuro e controllato sulla Terra in una zona remota del Sud Pacifico“, ha spiegato l’azienda nell’ultimo aggiornamento.

 

Il team ha monitorato continuamente la nostra analisi di rientro con la NASA“, ha aggiunto Astrobotic, evidenziando che tale lavoro ha rivelato “nessun pericolo previsto“.

area rientro lander lunare peregrine

 

Il lander lunare Peregrine

Peregrine è stato lanciato l’8 gennaio nella prima missione mai realizzata con il razzo Vulcan Centaur, il potente nuovo razzo dell’United Launch Alliance.

lander lunare peregrineCredit Astrobotic

Il lander trasporta 20 payload per una varietà di clienti, tra cui la NASA, che ha inserito 5 esperimenti scientifici a bordo tramite il suo programma Commercial Lunar Payload Services. Il lander trasporta anche resti umani, sotto forma di payload commemorativi pianificati dalle aziende Celestis ed Elysium Space.

Peregrine aveva l’obiettivo di portare il suo carico sulla superficie della Luna a febbraio, ma il piano è saltato a causa di una perdita di carburante che è emersa poco dopo il lancio. I gestori del lander hanno individuato il problema in un serbatoio di ossidante rotto, che potrebbe essere stato causato da una valvola bloccata.

La collisione con la Terra

Nonostante l’anomalia di propulsione, Peregrine rimane operativo. Il lander è arrivato recentemente alla distanza lunare, per poi iniziare a tornare indietro, su una traiettoria di collisione con la Terra. Astrobotic, in collaborazione con la NASA, ha sviluppato un piano per rendere l’impatto imminente il più sicuro possibile.

Il team di Peregrine ha compiuto 2 passi principali per mettere il lander sulla migliore traiettoria di impatto possibile, ha riportato Astrobotic. In primo luogo, è stata eseguita una serie di 23 piccole accensioni dei motori principali del lander. “In secondo luogo, abbiamo regolato l’atteggiamento del veicolo in modo che la forza indotta dalla perdita di propellente ci spostasse verso l’Oceano Pacifico“, ha spiegato Astrobotic. “Le procedure eseguite dal team erano finalizzate a minimizzare il rischio che detriti raggiungessero la terra“, è stato sottolineato. “Astrobotic continua a lavorare a stretto contatto con la NASA e altre autorità governative pertinenti per tenere tutti informati e per ricevere feedback quando opportuno“.

Dovremmo presto avere ulteriori informazioni sulla discesa mortale di Peregrine, e non solo, tramite Astrobotic. L’azienda prevede di ospitare una teleconferenza con i media domani, per discutere della missione di Peregrine e del suo destino.

 
 

 

Villadei in collegamento dalla ISS: “un privilegio e un onore rappresentare l’Italia”

Stamattina il collegamento con la Stazione Spaziale Internazionale nell'ambito della missione Ax-3, con l'astronauta Walter Villadei

L’Agenzia Spaziale Italiana e l’Aeronautica Militare hanno organizzato questa mattina, nell’Auditorium dell’ASI, a Roma, un collegamento con la Stazione Spaziale Internazionale nell’ambito della missione Ax-3 dedicato a studenti e docenti delle Università e delle scuole superiori. L’appuntamento è occasione per illustrare gli esperimenti italiani selezionati per la missione che vede protagonista il colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei, collegatosi in diretta video con i partecipanti intorno alle ore 10:30.

Per me è un privilegio e un onore, una grande gioia poter essere qui a bordo a rappresentare l’Italia,” ha dichiarato Villadei, in collegamento dalla ISS, sottolineando che “l’emozione è tantissima sia dal punto di vista personale, ma anche perché questo volo e questa missione sono il risultato di una grande missione di squadra. Portiamo in volo esperimenti, tecnologie” che vengono da mondi diversi come l’accademico, l’industriale e il militare.

Il volume abitabile della Stazione Spaziale Internazionale “vede un contributo del 40% realizzato dall’industria italiana“. L’Italia “è ed è sempre stata protagonista, siamo protagonisti anche con questa missione” Ax-3 “interpretando il cambiamento che sta andando nella direzione di avere sempre più il coinvolgimento del mondo industriale e privato“.

L’organismo umano non è fatto per vivere in microgravità o nello Spazio, ci siamo evoluti sulla Terra ma il nostro organismo è dotato di grande capacità di adattamento e flessibilità,” ha spiegato Villadei, rispondendo a una domanda. Gli effetti principali della microgravità sul corpo umano, ha aggiunto, si manifestano “soprattutto” per le missioni con “lunghe durate, in termini di riduzione della massa ossea, di riduzione del volume dei muscoli. Siamo esposti a un ambiente con una grande quantità di radiazioni. Tutto questo produce un adattamento che ha alcuni effetti, in primis un senso nausea nelle prime ore. In generale l’adattamento è stato molto rapido ed efficace, si riesce anche a riposare molto bene, quindi il nostro organismo in qualche modo si adatta utilizzando alcune contromisure“. Villadei ha sottolineato  che “l’allenamento fisico sia prima di partire, ma anche durante il volo, aiuta a ridurre effetti collaterali del volo in microgravità“.

La missione Ax-3 è la dimostrazione che la cooperazione internazionale è un fattore essenziale” per l’esplorazione dello Spazio, ha evidenziato Villadei. “Adesso si sta aprendo una pagina nuova, con un ampliamento della comunità che vi accede. Questa nuova pagina dell’esplorazione dello spazio può essere un’ulteriore elemento a supporto della collaborazione internazionale che rimane e resta un fattore essenziale per promuovere scienze, innovazione e tecnologia“.

La missione Ax-3, decollata il 18 gennaio dal Pad L-39A del Kennedy Space della NASA, in Florida, rappresenta per il Sistema Paese un’occasione di incrementare competenze scientifiche, tecnologiche e operative legate alle attività umane nello Spazio, attraverso lo svolgimento di esperimenti in microgravità, promossi dal Ministero della Difesa e dall’Agenzia Spaziale Italiana, in coordinamento con centri di ricerca, università e industrie, per amplificare la grande esperienza nazionale in ambito operativo, medico e tecnologico applicata allo Spazio.

Asteroidi “killer”: un aiuto arriva dalla forza di gravità dei pianeti

La Terra e altri pianeti terrestri probabilmente usano la loro forza gravitazionale per fare a pezzi gli asteroidi, ma questo crea maggiori flussi di asteroidi più piccoli.

Ogni anno decine di asteroidi si avvicinano al nostro pianeta più della Luna, eppure le collisioni catastrofiche sono estremamente rare. Ora, un nuovo studio suggerisce che la Terra abbia un sistema di difesa integrato che utilizza per affrontare gli asteroidi, ossia le sue intense forze di gravità. Le enormi masse dei pianeti e delle loro lune fanno sì che esercitino enormi forze gravitazionali sugli oggetti vicini. Le differenze di gravità sperimentate da questi oggetti, chiamate forze mareali perché gli astronomi le hanno usate per spiegare come la Luna provoca le maree sulla Terra, in alcuni casi possono essere così forti che gli oggetti vengono fatti a pezzi: un processo chiamato interruzione mareale.

Nel 1994, gli appassionati di spazio hanno avuto un’idea diretta dell’incredibile potenza della distruzione mareale quando pezzi della cometa Shoemaker-Levy 9, fatta a pezzi dalle forze mareali di Giove durante un incontro ravvicinato due anni prima, si schiantarono contro il gigante gassoso. Ma per decenni, gli astronomi non sono riusciti a trovare prove che la Terra e altri pianeti terrestri distruggano in questo modo asteroidi o comete di passaggio.

Asteroidi distrutti dalla gravità

Mikael Granvik, primo autore del nuovo studio e scienziato planetario presso l’Università di Tecnologia di Luleå, in Sveiza, è da tempo alla ricerca di questi asteroidi near-Earth (NEA) fatti a pezzi gravitazionalmente. “Circa dieci anni fa abbiamo cercato famiglie di NEA che si sarebbero formate in tali interruzioni mareali, ma non ne abbiamo trovata alcuna”, ha detto Granvik a Live Science. Uno studio successivo ha spiegato perché: qualsiasi frammento formato in questo modo si “miscelerebbe con lo sfondo così rapidamente” che identificare una famiglia specifica è impossibile, ha spiegato lo scienziato.

La caccia agli asteroidi distrutti dalla gravità rimase in un vicolo cieco finché Granvik non ebbe un’intuizione. Nel 2016, ha contribuito a creare un modello che calcolava le traiettorie degli asteroidi di diverse dimensioni per determinarne il numero a diverse distanze dal Sole. Granvik e colleghi hanno confrontato i risultati del loro modello con sette anni di osservazioni di asteroidi raccolte dal Catalina Sky Survey, un programma basato dell’Arizona finanziato dalla NASA che rileva i NEA. Ma le loro stime sottostimavano di gran lunga il numero di alcuni asteroidi, quelli avvistati alle distanze alle quali la Terra e Venere orbitano attorno al Sole. La maggior parte di questi asteroidi mancati erano piuttosto piccoli, e si muovevano lungo percorsi approssimativamente circolari attorno al Sole, più o meno sullo stesso piano delle orbite della Terra e di Venere.

Poi è arrivato il momento eureka di Granvik: si è reso conto che questi asteroidi stravaganti potevano essere frammenti di asteroidi più grandi distrutti dalle maree. Per verificare questa idea, Granvik e il coautore Kevin Walsh, ricercatore del Southwest Research Institute in Colorado, hanno considerato uno scenario in cui gli asteroidi che incontravano pianeti rocciosi perdevano tra il 50% e il 90% della loro massa, generando flussi di frammenti. Ora, il loro modello rappresenta correttamente gli asteroidi precedentemente inspiegabili, suggerendo che siano stati creati da interruzioni mareali. I ricercatori hanno descritto i risultati in un nuovo studio, che è stato accettato per la pubblicazione su The Astrophysical Journal Letters ed è disponibile sul database arXiv.

Mentre le singole famiglie sono difficili da trovare, la combinazione di più famiglie produrrà una firma che possiamo identificare“, ha detto Granvik. Ulteriori simulazioni hanno mostrato che tali frammenti sono rimasti in giro per un tempo molto lungo, durando in media 9 milioni di anni prima di entrare in collisione con il Sole o un pianeta o essere espulsi dal Sistema Solare.

Aumentano le possibilità di eventi come Tunguska e Chelyabinsk

L’interruzione mareale causata dalla Terra può aiutare ad affrontare gli asteroidi, ma crea anche problemi, generando più NEA che probabilmente colpiranno il nostro pianeta. Niente panico, però: poiché questi frammenti hanno un diametro inferiore a 1 chilometro, “non rappresentano una minaccia a livello di estinzione”, ha detto Granvik. Tuttavia, “aumentano le possibilità di eventi a livello di Tunguska e di Chelyabinsk“, i due più grandi eventi di impatto di asteroidi nella storia recente.

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