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Accadde oggi: il 1° febbraio 2003 lo Space Shuttle Columbia si disintegra al rientro in Texas

Il Columbia era stato il primo degli Shuttle progettati per affermare il primato nello Spazio degli Stati Uniti


Vent’anni fa il disastro dello Space Shuttle Columbia, la tragedia nella quale persero la vita i 7 astronauti dell’equipaggio: è esploso il primo febbraio 2003 al termine della missione, quando mancavano appena 16 minuti all’atterraggio, dopo una missione di 16 giorni.

E’ stata la 2ª tragedia nella storia dello Space Shuttle, dopo quella del Challenger, esploso il 28 gennaio 1986 subito dopo il lancio. Il Columbia si è letteralmente spezzato in volo mentre viaggiava a circa 20mila km/h. Un enorme boato è stato seguito da una scia bianca che si divideva in più tronconi: l’immagine è diventata subito il simbolo del disastro.

 

Nel 1981 il Columbia era stato il primo degli Shuttle progettati per affermare il primato nello Spazio degli Stati Uniti, e nel 2003 era ancora in gioco. Nell’ultima missione, la Sts 107, erano stati condotti esperimenti in condizioni di microgravità.

Poco dopo la distruzione del Columbia, migliaia di detriti in fiamme sono caduti su una vasta striscia di terra, principalmente in Texas e Louisiana, alcuni dei quali hanno colpito case, aziende e scuole. La raccolta dei detriti è durata 2 mesi: sono stati raccolti 83mila pezzi, corrispondenti al 37% della massa totale del Columbia, così come resti degli astronauti.

La causa fisica della perdita del Columbia e del suo equipaggio è risultata essere una rottura del sistema di protezione termica sul bordo anteriore dell’ala sinistra, causata da un pezzo di schiuma isolante che si separato dalla sezione sinistra dal supporto del serbatoio esterno del carburante, circa 80 secondi dopo il lancio, e ha colpito la parte inferiore dell’ala in prossimità del pannello termico rinforzato in carbonio. Durante il rientro, la rottura nel sistema di protezione termica ha consentito all’aria surriscaldata di entrare attraverso l’isolamento e fondere la struttura in alluminio dell’ala sinistra, provocando un grave indebolimento strutturale, una reazione a catena di cedimenti strutturali, accelerati dalle forze aerodinamiche in atto durante il rientro.

Nelle intenzioni della NASA, lo Space Shuttle avrebbe dovuto funzionare a ritmo serrato, ma poi i costi e i 2 drammatici incidenti hanno rallentato notevolmente la tabella di marcia prevista inizialmente.

Quando l’ultimo Shuttle, Atlantis, è partito da Cape Canaveral l’8 luglio 2011 finiva un’era e già si preparava il futuro. Le aziende private si sono fatte avanti con i loro prototipi, dopo che l’amministrazione Obama aveva chiuso per motivi di budget il programma Constellation della NASA, che puntava a missioni per completare la Stazione Spaziale Internazionale, al ritorno alla Luna e a portare astronauti su Marte.

Per 9 anni gli astronauti americani hanno volato sulle navette russe Soyuz e solo nel novembre 2020 la navetta Crew Dragon e il razzo Falcon 9, entrambi SpaceX, hanno restituito agli Stati Uniti la capacità di portare astronauti nello Spazio.

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